Bambino interiore, riscopriamolo!

blog

Bambino interiore, riscopriamolo!

Volare di nuovo verso L’isola che non c’è. Il bambino interiore

Oggi insieme a Giorgio Antoniazzi, psicologo specializzando in psicoterapia, parleremo di alcuni concetti legati all’opportunità di riaccendere il nostro bambino interiore e riflettere se, noi adulti, siamo ancora capaci di soffermarci e aggrapparci ai nostri pensieri felici.

E’ proprio grazie alla visione del film “Huck Capitan Uncino” che sono stato rapito da questa idea di pensiero felice, quel pensiero che intriso di creatività e spontaneità, aiuta Peter Pan ormai vecchio e tornato all’Isola che non c’è, di ritrovare di nuovo sé stesso.

Adulti e bambini, vivete le vostre emozioni senza censure

Grazie al libro di Alexander Lowen “Il piacere” voglio parlarvi dell’importanza dell’idea di piacere e del rischio di censurare il bambino nella sua spontaneità e nel gioco; ciò può accadere quando la cultura, la società in cui ci troviamo ci spinge a delle regole, dei comportamenti e modalità di agire, che spesso risultano “contro natura”.

Mi spiego, Il bambino felice si dimena dalla gioia, è sano e sta bene, ha diritto di muoversi con tutto il suo corpo perché è li che sente quella emozione. Purtroppo però man mano che cresciamo, questa dimestichezza col nostro corpo e con le nostre emozioni rischiamo di perderla.

Rendiamoci conto che quando censuriamo le reazioni dei bambini, prima di tutto stiamo ostacolando le nostre, perché mostrarci adulti arrabbiati, felici, tristi, in lacrime, col muso lungo, paonazzi dalla furia sono cose che ci hanno insegnato a non fare.

E’ importante quindi partire da noi e sforzarci, nei confronti dei bambini, di rompere il nostro circolo vizioso di emozioni represse e concederci di nuovo il sentirci a nostro agio andando oltre all’imbarazzo, ai pregiudizi e giudizi che ci portiamo dietro. Se superiamo tutto questo allora si che avremo raggiunto il nostro pensiero felice che è custodito nell’isola che non c’è.

Attenzione a non riversare sul bambino preconcetti, stereotipi che possono andare contro a quella che in realtà è la natura del loro corpo e del loro sentire.

Una bimba quando si arrabbia grida, picchia i pugni per terra, sbatte i piedi e viene sgridata, perché? perché è una signorina e non si fanno queste cose; ma così facendo non ci accorgiamo che stiamo bloccando quelle modalità emozionali con cui la bambina esprime il proprio sé, non possiamo pretendere che lei ci comunichi che è arrabbiata dicendocelo in modo pacato.

Lo stesso vale per quel che riguarda il gioco, quanti di noi hanno quella genuinità, spontaneità di arrabbiarsi o gioire nel momento in cui vincono o perdono mentre si gioca assieme a un bambino? se è una cosa che ci piace fare e ci fa stare bene, possiamo concedercela; sentire il piacere e il dolore come lo sente un bambino al di la delle parole, delle teorie, delle spiegazioni, perché un bambino non è fatto per ragionare, per spiegare, è emozione, è corpo, è gioco.

Riproviamo la soddisfazione di buttarci a terra per giocare con un bambino, inventare storie, usare la creatività; questo è il darsi un momento di creatività, spontaneità, è quell’infantilismo che tante volte viene considerato un difetto ma non lo è.

Quanta consapevolezza c’è che il gioco è comunicazione e crescita?

E’ difficile secondo me trovare un adulto che voglia e che possa concedersi, temo che oggi non si abbia nemmeno il tempo di fermarsi a domandarsi se si stia facendo un buon lavoro per il proprio figlio. Il tutto è complicato dal tipo di società in cui stiamo vivendo che ci impone ritmi di vita frenetici e stressanti, però la consapevolezza può essere raggiunta e poi da li mettersi in gioco. Così come l’adulto accompagna il bimbo, anche il genitore ha diritto di essere accompagnato in questa riscoperta.

Per concludere vi leggo un passo di questo libro “Il momento presente” di Daniel Stern

Nel diario di un bambino” che è il titolo di un suo libro precedente “un ipotetico bambino in età preverbale gioca con un raggio di luce riflesso sul pavimento di legno. Esso quindi” il raggio di luce “rappresenta per lui un mondo sensoriale, ricco e multimodale”

Il bimbo prova a leccare il riflesso sul pavimento ma la madre lo ferma subito dicendogli “è solo un raggio di sole tesoro, devi limitarti a guardarlo, è solo un riflesso sul pavimento non si può mangiare, è sporco”.

Posto che riesca a comprendere le parole della madre” come dicevo prima un bimbo cosa può capire delle parole, “il bambino potrebbe pensare qualcosa del tipo” e questo è il pensiero che l’autore si immagina possa avere il bimbo “ogni sua parola” quindi della madre “è un colpo velato che manda in frantumi il mio spazio, solo un raggio di sole?” continua in questo ipotetico pensiero il bimbo “solo un raggio di sole? ma era la mia pozza di luce, la mia pozza speciale. Devi limitarti a guardalo? ma io lo ascolto, io lo sento, solo un riflesso sul pavimento sporco? ma io ci stavo dentro”. Ecco quando la madre ha finito di parlare, i pezzi del mondo del bambino sono disseminati dappertutto, il mondo ordinario non c’è più”

Giorgio Antoniazzi, psicologo specializzando in psicoterapia

Iscriviti per ricevere ogni mese gli articoli dei professionisti di Crescimi

Psicologi, pedagogisti, logopedisti, educatori, fisioterapisti, psicomotricisti ecc…

Iscriviti e riceverai subito gli sconti sui prodotti per bambini di Crescimi

    In ottemperanza al GDPR e al Decreto legislativo italiano n. 196 del 30/06/2003, autorizzi il trattamento dei dati personali?
    Autorizzo il trattamento dei miei dati personali*


    Autorizzi il trattamento dei dati personali per finalità di Marketing?
    Acconsento al trattamento dei miei dati personali per finalità di Marketing


    Informativa trattamento dati personali
    I campi contrassegnati da un (*) sono obbligatori per una corretta registrazione.

    * ti ricordiamo che non diamo consulti terapeutici.