Genitori e compiti a casa: una guida tra supporto e autonomia

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Genitori e compiti a casa: una guida tra supporto e autonomia

Uno dei problemi che mette spesso a dura prova la relazione tra genitori e figli e sin dai primissimi anni di scuola è la gestione dei compiti a casa; questo è un importante aspetto riguardante la crescita del figlio e uno dei primi spazi all’interno del quale poter sperimentare la capacità del genitore di gestire il gioco di dipendenza/autonomia che caratterizza il rapporto con lui/lei.

Infatti il suo ruolo dovrà oscillare dal supporto e la guida verso nuove comprensioni, talvolta anche fornendo canali di apprendimento diversi dai classici, ad un lavoro proprio sulle autonomie, in cui dovranno essere lasciati gli spazi necessari ai bambini affinché possano imparare a non contare sempre e solo sugli altri ma anche e soprattutto su di sé e sulle proprie capacità di apprendimento.

Abbiamo tutti in mente quel momento preciso in cui i bambini tornano da scuola, pranzano se non lo hanno già fatto e inizia il fatidico momento dei “compiti da svolgere a casa”, momento che poco spesso assume connotati positivi sia per i più piccoli che per i più grandi, perché si vive nel costante terrore di non farcela con i tempi, ma soprattutto di dover togliere spazio alle attività ricreative più amate; ma abbiamo altrettanto tutti in mente che questo momento è presente nella vita di ciascun bambino da quando inizia a muovere i primi passi verso l’apprendimento e segnerà la sua vita per una buona parte se non addirittura per sempre in funzione
di cosa sceglierà di fare in futuro.

Per districarsi in questo cammino tortuoso si possono mettere in campo una serie di strategie o comportamenti che aiutano sia il bambino che il genitore:

Organizzazione di spazi e tempi

kids homework

È importante per bambini e ragazzi non privarsi di attività di svago e di socializzazione, per questo è necessario imparare ad organizzare in maniera efficace il pomeriggio dedicando la giusta attenzione al momento dello studio.

Per una corretta pianificazione occorre avere consapevolezza delle proprie modalità di apprendimento e dei meccanismi della propria mente. Solo così lo studente imparerà a conoscere il suo canale preferenziale e lo sfrutterà per apprendere e memorizzare più facilmente.

Ecco adesso le azioni che possono aiutare a pianificare il pomeriggio di studio:

    • Riconoscere il suo canale di apprendimento preferenziale: o visivo non verbale (preferisce vedere ciò che deve imparare, quindi attraverso immagini, foto
      e mappe)
      o visivo verbale (preferisce vedere ciò che deve imparare, soprattutto in forma scritta quindi
      leggendo e scrivendo)
      o uditivo (preferisce ascoltare ciò che deve imparare quindi ascoltando audio-videolezioni,
      leggendo e ripetendo ad alta voce e parlando con altre persone)
      o cinestetico (preferisce apprendere attraverso esperienze di vita reale o facendo lui stesso esperienza diretta delle cose).
    • Scegliere gli strumenti a supporto dello studio della materia. Questo serve a permettere un maggiore utilizzo del canale di apprendimento preferenziale di vostro figlio dando valore così alle sue caratteristiche personali.
      Tra gli strumenti vi sono le tabelle, le mappe mentali o concettuali, le linee del tempo e l’utilizzo di flashcards per memorizzare i concetti chiave.
    • Stabilire priorità. Per far ciò occorre innanzitutto pianificare la settimana di studio mettendo in evidenza eventuali verifiche. Solitamente si consiglia di cominciare dalla materia che richiede maggiore energia, ma voi meglio di chiunque altro conoscete vostro figlio e sapete se in quel momento cominciare con un compito più semplice può dargli quella spinta e motivazione per dar inizio all’intenso pomeriggio di studio.
    • Creare una routine e uno spazio studio ben separato dal momento gioco e con una certa armonia di tempi. Occorrerà che vi sia una stanza silenziosa con una scrivania pulita e ordinata con i materiali necessari allo studio (libri, penne, evidenziatori). E’ opportuno ricordare che la capacità attentiva può essere allenata e che bambini piccoli riescono a mantenere l’attenzione per circa 30 minuti quindi occorre: suddividere il pomeriggio in porzioni di tempo più piccole che non faranno sentire il bambino sovraccarico; e stabilire delle pause tra un compito e l’altro rispettando le caratteristiche individuali del bambino.
    • Limitare i distrattori cioè i fattori uditivi e visivi (tv, cellulare, interruzioni di fratelli, e così via..) che possono essere di disturbo.
    • Ove possibili e per le materie più noiose da studiare da soli, stimolare la creazione di momenti studio condivisi con altri compagni. Questi saranno utili per ridimensionare la presenza del genitore garantendo maggiori spazi di autonomia e per stimolare il confronto, l’aiuto reciproco. E se sentite i vostri figli ridere, non preoccupatevi, non stanno perdendo tempo. infatti, la psicologia ci spiega che tendiamo a ricordare meglio ciò che è connesso con le nostre emozioni, una battuta fatta sull’argomento oggetto di studio ci permetterà di ricordarlo meglio.

Alcune app da scaricare per l’organizzazione del tempo e la concentrazione:

https://learningapps.org/index.php?overview&s=&category=0&tool=
https://play.google.com/store/apps/details?id=com.pomodrone.app&hl=it&gl=US
https://play.google.com/store/apps/details?id=cc.forestapp&hl=it&gl=US

homework kids

Comunicazione efficace e mediazione

Comprendere il motivo del rifiuto: il compito è troppo facile o troppo difficile, la paura di sbagliare, una difficoltà specifica, ecc.

    • premiare l’impegno con i giusti rinforzi (preferite parole di apprezzamento piuttosto che oggetti materiali)
    • favorite la motivazione intrinseca stimolando la curiosità per l’argomento
    • rendete il compito semplice e piacevole, sfruttate gli interessi di vostro figlio; per esempio potrete fare i problemi di matematica parlando di trattori o di cani in base alle passioni del bambino.

Porsi come sostegno e non come sostituti

È importante dimostrare al proprio figlio che siete un punto di riferimento e un sostegno per lui nel momento complesso dello studio. A volte è difficile capire come aiutarlo e non è infrequente che i genitori si pongano come sostituti facendo al posto loro quel compito. In questo caso, pur non volendolo, passa il messaggio “devo farlo io per te perché tu non sei capace di eseguire il compito” minando così la sua autostima, autonomia e rendendolo sempre più dipendente dal vostro aiuto.

Cosa potete fare allora? Fategli capire che avete fiducia in lui e che credete nelle sue capacità e che con impegno può riuscire in quel compito per lui difficile. Qualsiasi cosa prima di diventare facile all’inizio è difficile.
Non pretendete la perfezione: l’errore è utile, tanto nello studio quanto nella vita di tutti i giorni, per crescere attraverso la consapevolezza dei propri errori ed imparare in autonomia.

Articolo scritto dalle Dott.sse Rosalia Anselmo e Alessandra Badalamenti, psicologhe

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