Comunichiamo in positivo!

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Comunichiamo in positivo!

L’importanza di una comunicazione positiva con i bambini.

L’importanza di una comunicazione positiva con i bambini.

Facciamo un gioco, adesso io vi dico: “non pensate al colore rosso” oppure “non pensate alla vostra mano destra”.

È abbastanza certo che la vostra mente si sia colorata di rosso e che abbiate guardato la vostra mano destra.

Ora pensiamo di parlare ad un bambino e di dirgli: “non allontanarti”; con ogni probabilità chiunque abbia detto ad un bambino questa frase lo avrà visto allontanarsi presto.

Quindi come possiamo modificare il linguaggio affinché sia efficace con i bambini?

Rendiamolo positivo! Cerchiamo di limitare i “NON” nella frase, ad esempio invece di dire “NON far cadere il bicchiere” proviamo a dire “tienilo con due mani” così da suggerire il comportamento da attuare.

La nostra mente fatica ad accettare la negazione e sono stati condotti numerosi studi che hanno dimostrato l’efficacia della comunicazione positiva come facilitatore di comportamenti desiderati.

La negazione, inoltre, comporta due difficoltà: la prima è quella di indicare, inconsapevolmente, il comportamento indesiderato; la seconda è quella di lasciare il bambino senza l’indicazione concreta su cosa fare. Teniamo presente che i bambini, fino ai 12 anni circa, posseggono un ragionamento concreto, basato su elementi tangibili, hanno difficoltà nell’astrazione, quindi è bene utilizzare un linguaggio chiaro, semplice e positivo, spiegando ciò che avviene o vorremmo che avvenisse. La comunicazione positiva favorisce, inoltre, un maggior senso di benessere ed anche una maggiore possibilità di raggiungere i risultati desiderati.

Facciamo qualche esempio pratico.

Immaginiamo di essere in un negozio di oggetti delicati, la prima cosa che ci verrebbe in mente di dire a nostro figlio è: “non toccare”, bene proviamo invece a dire “queste cose le possiamo solo guardare”, abbiamo suggerito il comportamento che vorremmo si verificasse, sarà più semplice per il nostro bimbo capire cosa fare.

Ancora, in una situazione caotica al posto di “non allontanarti” possiamo dire “stammi vicino” o ancora sostituiamo un “non lanciare il bicchiere” con “appoggiamo il bicchiere sul tavolo”.

Non dimentichiamoci di utilizzare il feedback, positivo o negativo, e di prestare attenzione alla comunicazione non verbale. I feedback, positivi o negativi, è necessario che siano rivolti al comportamento. Ad esempio, “Bel tiro”, invece che “Bravo”. Rimandare un feedback sul comportamento, evita l’attribuzione di etichette che possono risultare dannose. È necessario che i feedback si riferiscano al processo, ad esempio “Ti sei impegnato molto e la verifica è andata bene”, favorisce una maggior senso di autonomia e aumenta l’autoefficacia.

Dopo un feedback negativo (critica), è importante evidenziare l’applicazione di altre possibilità. Questo orienta l’attenzione del bambino verso il nuovo comportamento da mettere in atto, piuttosto che sulla percezione d’incompetenza.

Infine: adottare un linguaggio non verbale corretto e un comportamento che esprimono tranquillità favorirà un atteggiamento più calmo del bambino e una maggiore possibilità di interiorizzare il feedback consentendoci di mantenere una relazione sana.

La comunicazione avviene quando, oltre al messaggio, passa anche un supplemento di anima. (Henri Bergson).

La difficoltà iniziale nel modificare il proprio linguaggio sta nel fatto che è più immediato intervenire con una negazione su un bambino, accadrà spesso, ma quando ci fermiamo un attimo proviamo a riformulare la frase e presto diventerà un’abitudine. Non è neppure matematico che i bambini subito invertano i comportamenti indesiderati, ma un linguaggio positivo potrà sicuramente aumentarne notevolmente le probabilità.

Un bambino che proverà la sensazione di essere efficace nel riuscire a mettere in atto un comportamento, sentirà crescere la propria autostima; se invece proverà la frustrazione di non riuscire a modificare il comportamento negatogli, difficilmente potrà sentirsi stimato dall’altro e di conseguenza da sé stesso.

Articolo scritto dalla Dott.ssa Chiara Ianigro

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